Fortunatamente in prima persona non ho sperimentato vicende gravi, nè come infermiera, nè come parente. Nel periodo marzo/maggio ho comunque sentito il bisogno di mettere per iscritto qualche narrazione, da diversi punti di vista.
Da una collega infermiera.
La vicenda di una sanità malata di standard, sempre più burocratizzata ed acefala. La collega, che ha avuto febbre per 9 giorni consecutivi e non avendo problemi respiratori perché è sportiva e prima che vada in debito di ossigeno… E continuavano a dirle di stare a casa e non andare in ospedale perché se mancava il sintomo della difficoltà respiratoria non era coronavirus e non doveva sovraccaricare l’ospedale… Ricoverata dopo l’ennesima insistenza, si trattava di polmonite bilaterale, positiva ai tampone! A momenti la lasciano morire a casa! Però tutto risolto in due / tre giorni. Per fortuna, dato che il cibo è stato il peggiore che le sia mai toccato di avvicinare, “peggio del rancio dei soldati”! Quarantena per tutti i familiari, neppure controllati conl tampone e comunque asintomatici, con disagio totale di una famiglia che ha casa isolata in campagna, avvicinabili soltanto per consegne di cibo da parte della protezione civile.
Il collega medico, che sa che, tra i tanti protocolli disomogenei e confusi, dato che una cura efficace non si sa quale possa essere, oltre ai bombardamenti di antibiotici, decisamente inadeguati per infezioni virali, e cortisonici in dosi massicce, si stanno usando i farmaci “che erano avanzati in gran quantità” per la Sars, questi totalmente inadeguati. Ecco come muore la gente in ospedale. Qualche medico coscienzioso usa il farmaco per l’artrite di cui ha parlato il medico napoletano, subito smentito, e ottiene davvero i buoni risultati che egli aveva intuito.
I dirigenti Asl che vietano ai medici di diffondere informazioni su quello che succede tra le mura degli ospedali.
Da assistente sociale
Una accorata lettera inviata al sindaco della mia cittadina di 27 mila abitanti per chiedergli di diffondere un mio messaggio di disponibilità all’ascolto telefonico di persone sole, adulti ed anziani, che potrebbero essere spaventate dal panico diffuso dalle tv, già prima che atterrasse il virus in Italia, chiedendo di contattare anche medici ed amministratori di condominio per arrivare a queste persone. Nessuna risposta. Neppure avessi chiesto un favore per me! Niente. Telefonavo il giorno dopo agli sportelli creati per l’utenza (ormai da alcuni anni distaccati dal palazzo comunale in cui il cittadino non può più entrare), dove occorre fare lunghe code e passare attraverso due sportelli prima di riuscire ad esprimere la propria richiesta di ottenere un appuntamento con un assessore piuttosto che un’informazione generica per poi attendere settimane prima di vedere soddisfatta la richiesta. Rispondeva la signora che da anni al bancone è il filtro di tutte le rabbie dei cittadini in attesa. Mi richiamava confermando che “la mail è stata ricevuta ma al momento non c’è tempo per prendere in considerazione la sua richiesta perché c’è l’emergenza da gestire”. Come se una pioggia di attacchi di panico non fosse un’emergenza da gestire, prima o poi, come tutta una serie di altri disagi sociali che ancora non si vedono e quando si vedranno sarà il disastro…
Neppure l’Asl mi dà retta. Perlomeno mi risponde, però, dicendomi che ci penseranno degli psicologi, come immaginavo che sarebbe successo… Comunque daranno il servizio in stile ufficio pubblico, come se il disagio si presentasse puntualmente tra le 15 e le 18 dal lunedì al venerdì… aspettando anche che si liberi la linea eventualmente occupata!
Altri Comuni limitrofi, stessa lettera al sindaco di ognuno di questi. Stesso silenzio. Non una risposta che fosse “No grazie, facciamo da noi”. Niente.
Un vissuto di enorme debolezza della professione sociale, di percezione che i non addetti ai lavori vedano inconsistenza. Ci pensano gli altri professionisti a fare quello che dovrebbe fare l’assistente sociale, perché l’analisi sarà pure degli psico, ma l’ascolto ed il sostegno emotivo sono competenza del sociale.
Il grande dispiegamento delle forze dell’ordine si è sentito anche qui. La città continuamente pattugliata da vigili, polizia, carabinieri e guardia di finanza ed il sindaco che non si è risparmiato nel comunicare fino alla nausea e da perfetto esecutore degli ordini di stare a casa e che avrebbe intensificato i controlli nel weekend di Pasqua. Soprattutto la polizia municipale ha approfittato del vincere facile sanzionando cittadini anziani che non avevano percezione di dover stare nei duecento metri fuori casa per portare fuori il cane senza sedersi sulle panchine.
Da figlia.
Alla mia mamma di 85 anni invalida e non autonoma che non vive con me non ho negato nulla in termini di contatto fisico, calore umano, abbracci, compagnia, chiacchiere, conversazioni sul tema a piccole dosi e rigorosamente in vibrazione alta perchè il terrore mediatico non avese presa. Le ho spiegato sempre tutto dal mio punto di vista e lei ha capito. Ho fatto tutto il possibile per conservare la sua normalità del quotidiano, lo sto facendo tuttora e con fatica perchè qui appena metti un piede fuori casa c’è un richiamo da chiunque. Non c’è nesssun desiderio di normalità, tutti obbedienti e imbavagliati. Il sindaco ha deciso, nonostante la Regione Piemonte abbia revocato l’obbligo dopo il 3 giugno, che la museruola si mette all’aperto forse fino al 30 giugno. Io mi rifiuto, non possiedo alcun tipo di museruola e per fare le commissioni devo fare i salti mortali. Comunque mia madre sta molto bene!
Da amica.
Un carissimo amico, persona meravigliosa, una vita dedita alla gioia ed alla bellezza dell’arte, allontanato dalla madre 95 enne che riceveva le sue cure speciali in casa di riposo a pranzo e cena ogni giorno da qualche anno (pur pagando regolarmente una retta). Un omicidio di stato avvenuto in una decina di giorni di isolamento e abbandono per privazione forzata del contatto umano cui era abituata. Ecco come muore la gente in casa di riposo. Chissà se le è stato spiegato che il figlio non poteva andare da lei per necessità della struttura e non per mancanza di volontà? Chi risarcirà il senso di colpa, totalmente ingiustificato, di un figlio che da un giorno all’altro si è visto privare della possibilità di accudire la propria madre che probabilmente si sarebbe ancora fermata un po’ con noi e, soprattutto, avrebbe avuto il figlio vicino nel momento del trapasso, invece che, probabilmente, nessuno o, peggio, circondata da esseri viventi dentro uno scafandro? Conoscendolo non farà denunce.
C’è poi un signore di oltre 70 anni, portato via in ambulanza e mai più rivisto dalla moglie, né da vivo e né da morto e nessuna sepoltura. Non ne ha saputo più niente. Chi risarcirà questa donna da uno strappo emotivo tanto tremendo? Da una parte di lutto non vissuta? E lei non ha la forza di aggiungere altro dolore affrontando l’ingiustizia.
La cugina di mia cugina (stesso ospedale che non ricoverava la mia collega e che è oggetto di inchiesta per morti per altre cause che sono stati trattati come se fossero morti per coronavirus e quindi niente visita alle camere mortuarie, sigilli immediati e niente funerali): recatasi in ospedale con forti crampi allo stomaco, senza controllo con elettrocardiogramma, viene rimandata al giorno successivo in cui l’avrebbe visitata un cardiologo. Morirà rientrata a casa per infarto. 55 anni. La faranno rientrare nel calderone dei morti per il virus pur non avendone neppure evidentemente sentito la presenza, dico io. “No no… mia cugina è morta davvero a causa di quello lì! Se non ci fosse stato le avrebbero curato l’infarto e forse sarebbe ancora viva” Afferma la mia di cugina, con la sua meravigliosa ironia.
Ferite gravissime per cui spero qualcuno abbia a rispondere.
Ora sto cercando di reperire informazioni su un ragazzo che, multato dai vigili perchè senza mascherina (280 euro che non avrebbe avuto la possibilità di pagare), poco dopo, vedendo gli stessi senza mascherina, chiamava i carabinieri e, da quanto mi è stato raccontato, questi lo avrebbero malmenato e portato in ospedale e sedato. Un altro TSO?